Nella vita, come nello sport, non esiste solo la vittoria, ma anche le sconfitte, situazioni nelle quali non riusciamo a raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissi e nelle quali le nostre aspettative vengono deluse.
Se osserviamo come le persone affrontano questi eventi di vita possiamo dire che: siamo tutti in grado di affrontare le emozioni positive legate ad una vittoria....più complicato è accettare le emozioni negative legate alla sconfitta!
Alcune persone in seguito ad una sconfitta acquisiscono nuove strategie, nuova motivazione ed energie per ripartire alla carica. Per altre una sconfitta si trasforma nell’ essere dei perdenti, questo le porta a demotivarsi e ad adottare un atteggiamento negativo nell'affrontare le esperienze successive.
La scelta di una risposta più o meno costruttiva a una situazione di sconfitta è dettata dalle nostre esperienze e dalla visione che abbiamo di noi stessi e degli altri.
La lente attraverso cui guardiamo il mondo, ovvero le nostre convinzioni, ci farà apparire una sconfitta come causata da diversi fattori sui quali abbiamo più o meno controllo e questo inciderà sulle nostre emozioni!
Certamente nello strutturare le nostre convinzioni ha un ruolo importante l’educazione che abbiamo ricevuto e il contesto sociale in cui viviamo. Tuttavia lavorando per riconoscere e modificare queste convinzioni possiamo modificare e rendere più funzionale la lente attraverso la quale valutiamo i successi e fallimenti.
Ma torniamo a quanto dicevamo in precedenza: non tutti sappiamo perdere! Quando qualcosa non va per il verso giusto alcuni di noi iniziano ad insultare mentalmente se stessi. Ritengono che sia la cosa giusta da fare punirsi per un fallimento!
Il dialogo interno (le frasi che mentalmente la persona dice a se stessa) possono variare, ma il contenuto più o meno è lo stesso: "se hai sbagliato non vali niente, ti devi vergognare, fai sempre brutte figure, tutto per colpa tua, non ne fai una giusta..."
Se anche a te è capitato di parlarti in questo modo in seguito a qualcosa che non è andata come volevi, prova a farti la seguente domanda.
Come motiveresti un bambino che ha perso una partita di calcio importante e a cui teneva? Immagina di vederlo triste dopo la partita, si è allenato tutto l’anno per questo evento ma non è riuscito a dare il massimo e alla fine ha perso.
Spesso a questa domanda le persone rispondono: ascolterei il suo disagio ma poi cercherei di ricordargli le volte in cui ha fatto bene in modo da rimotivarlo per la partita successiva.
Le stesse persone che con gli altri utilizzerebbero questa strategia compassionevole e supportiva, con se stesse usano la critica e la punizione!
A volte, in verità, un atteggiamento punitivo verso di sè può portare ad un aumento dell’impegno, ma questo a costo di rovinare la propria autostima e il rapporto con se stessi.
Torniamo all’esempio del nostro bambino che ha perso la partita e immaginiamo di andare vicino a lui con atteggiamento severo e dirgli: “sei un incapace, mi hai deluso, e io che avevo grandi aspettative su di te!”.
Come si sentirà il bambino la prossima partita che giocherà? Ha tre possibilità, farsi scivolare addosso la nostra affermazione (ma immaginiamo di essere una figura di riferimento per il bambino e che questo non accada), prenderla per vera oppure cercare di dimostrarci che non è così.
Se il bambino prenderà per vera la nostra affermazione quando inizierà a giocare sarà svogliato e demotivato, magari penserà che sta giocando ma è inutile perchè è incapace.
Se invece cercherà di dimostrare che abbiamo torto giocherà con tutte le sue forze, ma con ansia, con la paura di essere nuovamente punito per un fallimento.
Ricordiamoci che la punizione può incrementare la performance ma aumenta anche la nostra ansia da prestazione e le nostre emozioni negative oltre a ridurre l'autostima. I rinforzi positivi (le frasi positive che ci diciamo, la compassione verso noi stessi, le ricompense che ci regaliamo ecc..), aumentano la nostra performance e il piacere di partecipare!
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino