Nutrire un sentimento di fiducia verso gli altri è un prerequisito fondamentale per creare relazioni sane e soddisfacenti.
Se siamo “fiduciosi” avremo aspettative positive come: “fino a prova contraria le persone sono degne di fiducia, se ho prove concrete che una persona non lo sia, deciderò se mantenere o meno questa relazione ma questo non cambierà la visione che ho degli altri”.
Questa convinzione può essere vantaggiosa, infatti se diamo fiducia alle altre persone e ci relazioniamo con autenticità e senza difese, sarà più probabile che agiscano tenendo conto dei nostri bisogni.
L'aspettativa positiva, per essere utile, deve però essere flessibile, ovvero dobbiamo essere in grado di modificarla a seconda delle persone che abbiamo davanti, altrimenti rischiamo di diventare ingenui!
Una persona che in modo naturale, nel corso della sua età adulta nutre aspettative positive nei confronti degli altri ha di solito avuto nel corso della sua infanzia e adolescenza un “bilancio in attivo” tra esperienze positive e negative nei rapporti con le altre persone.
Questo non significa che non abbia avuto esperienze relazionali “negative”, significa piuttosto che la quantità e qualità delle esperienze positive lo ha aiutato a non attribuire un valore negativo alle relazioni con gli altri.
Le persone che al contrario hanno difficoltà a fidarsi degli altri, nel corso della loro infanzia e adolescenza hanno vissuto condizioni di abbandono, abuso fisico o psicologico oppure hanno avuto figure di riferimento che mostravano atteggiamenti critici e sospettosi verso gli altri.
Se non abbiamo fiducia negli altri penseremo che “fino a prova contraria, le altre persone non sono degne di fiducia ed è necessario difendersi per evitare di essere danneggiati”.
Inoltre, a causa di questa convinzione avremo più difficoltà a creare e a mantenere i rapporti con le altre persone e tenderemo ad attuare schemi comportamentali coerenti con le nostre aspettative ed emozioni.
Processi cognitivi
Se sono convinto che le persone mi danneggeranno, sarò spesso sulla difensiva.
Probabilmente proverò a crearsi aspettative precise circa il modo in cui gli altri si dovrebbero comportare e interpreterò ogni comportamento non conforme ad esse come un indice di scarsa affidabilità della persona.
Ad es. la mia aspettativa: “se una persona ti ama deve essere sempre presente” mi porterà a confermare la sfiducia verso una persona che non risponde immediatamente ad un sms.
L’interpretazione di un segnale che può avere molti significati (nell’es. la persona può essere impegnata, aver dimenticato il cellulare ecc..) come prova del fatto che la persona “non è degna di fiducia” è un processo cognitivo noto come inferenza arbitraria.
Un altro processo cognitivo che la persona può mettere in atto è l’attenzione eccessiva alle piccole incongruenze (lapsus, versioni di un racconto leggermente diverse, dimenticanze) che le persone possono fare quando parlano di sè.
Anche in questo caso questi piccoli errori possono essere usati come prova che non ci si può fidare dell’altro.
Comportamenti
Quando si attiva lo schema della sfiducia la persona può assumere comportamenti ipercontrollanti oppure evitanti. Esempi di comportamenti di controllo sono: provare a richiamare più volte al telefono una persona che non ci risponde, fare domande “a trabocchetto” provando a cogliere in fallo l’interlocutore, controllare gli spostamenti e le comunicazioni dell’altra persona.
Altre volte la persona che non ha fiducia mette in atto un comportamento di evitamento nei confronti delle relazioni con amici o partner. In alcuni casi l’evitamento è verso sconosciuti, ad es. se ho l’aspettativa che gli altri siano aggressivi cercherò di evitare il contatto oculare con loro.
Le emozioni
Le emozioni che la persona prova sono di solito intense ed altalenanti: può esserci una forte rabbia nel momento in cui si sente tradita, altre volte prevalgono sentimenti depressivi o di vergogna.
Quando la persona intraprende i controlli può essere guidata da una forte ansia.
Per cosa si attiva la sfiducia
La sfiducia può essere attivata anche da situazioni molto diverse tra loro.
Alcune persone hanno l’aspettativa che le persone con le quali hanno legami stretti le abbandoneranno (schema abbandonico).
Altre si aspettano che gli altri siano pronti a ingannarli e usarli e ritengono per questo di dover stare costantemente in allerta.
Per altri le persone sono invece critiche e la paura è quella di essere umiliati e derisi se ci si mostra deboli.
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino