Silvia è un'insegnante con la tendenza al perfezionismo: mentre spiega esamina ciò che dice e questo la porta a stancarsi facilmente e a rendere il suo discorso meno fluido.
Quando torna a casa riesamina mentalmente la sua giornata alla ricerca di errori e, se ne individua uno, prova una forte ansia.
Inoltre fatica ad accettare l’idea che i suoi allievi possano commettere errori, tende ad essere molto severa nelle correzioni e pensa che in ogni campo non dovrebbero essere mai commessi sbagli.
Le aspettative di Silvia sulla propria e sull'altrui performance sono eccessivamente elevate. Indagando più in profondità scopriamo che il suo perfezionismo ha una funzione compensatoria: pensa infatti che se non sarà perfetta diventerà ben presto inaffidabile e disordinata.
Andando ad esaminare il pensiero di Silvia scopriamo che è ricco di “devo” e di termini assoluti quali “sempre” e “mai”.
“non devo mai sbagliare”
“devo essere una moglie perfetta”
“devo sempre raggiungere i miei obiettivi”
I “devo” finiscono per creare ansia poichè implicano che non esistono alternative e presuppongono una catastrofe se gli obiettivi non vengono raggiunti. La visione assolutistica è confermata dall'uso dei "sempre" e "mai".
Il perfezionista spesso soffre d’ansia poichè gli standard che individua sono difficilmente raggiungibili con conseguenze negative anche per l'autostima. Inoltre, non dandosi il permesso di sbagliare passerà il tempo a verificare di non aver commesso errori rischiando di sviluppare un vero e proprio disturbo ossessivo compulsivo.
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino