La Schema Therapy a Torino può aiutarti a superare il disagio emotivo il dott. Enrico Parpaglione è formatore e supervisore certificato dalla Società Internazionale di Schema Therapy. Ma cos'è la Schema Therapy e di cosa si occupa? La Schema Therapy è un approccio alla psicoterapia che integra più modelli terapeutici (cognitivo comportamentale, psicodinamico, gestalt, analisi transazionale) per superarne i limiti e massimizzarne l’efficacia.
Se sei uno psicoterapeuta e vuoi approfondire questo modello è possibile farlo frequentando un Training Internazionale Certificato in Schema Therapy.
Negli ultimi dieci anni la Schema Therapy ha guadagnato consenso tra i clinici a livello internazionale e si è dimostrata efficace anche per quelle problematiche croniche o di personalità che erano considerate difficili da trattare. Questo approccio interviene sugli schemi precoci maladattivi che si ritiene emergano dall’associazione tra il temperamento ereditato e l’influenza del contesto infantile e dei genitori in particolare.
Gli schemi preoci disadattivi sono particolarmente importanti poichè orientano le nostre emozioni, i nostri pensieri ed il nostro comportamento da adulti. Secondo la Schema Therapy gli schemi precoci disadattivi si sviluppano quando i bisogni emozionali cruciali non vengono ripetutamente soddisfatti nel corso dell’infanzia.
Vediamo quali sono questi bisogni fondamentali:
1) Attaccamento sicuro, prevedibilità dei legami. Il bambino ha bisogno di accettazione, cure, protezione, stabilità. Le persone che hanno vissuto la loro infanzia con genitori esplosivi, abusanti, ipercritici, assenti o presenti in maniera imprevedibile e discontinua possono sviluppare una visione degli altri come inaffidabili o distanti e di sè come non amabili. Ad es. un bambino/a che subisce violenze da chi se ne dovrebbe prendere cura svilupperà uno schema di sfiducia-abuso che gli potrà rendere difficile, una volta adulto, trovare partner adeguati con cui legarsi.
2) Autonomia, senso di competenza e identità. Il bambino ha bisogno di sperimentare le proprie abilità acquisendo un senso di competenza e di differenziarsi dall’adulto vedendosi riconosciuta la sua unicità di essere umano. Questo non accade in famiglie invischianti (problema in verità molto presente in Italia, soprattutto nelle regioni del sud) nelle quali i tentativi naturali di autonomia del bambino vengono bloccati dalla famiglia spesso attraverso una comunicazione colpevolizzante. Non accade ad es. anche in famiglie che stimolano la dipendenza, nelle quali i genitori si sostituiscono al bambino ogni volta che si trova in difficoltà nello svolgimento di un compito.
3) Libertà di espressione di bisogni ed emozioni. Se la persona sperimenta nel corso della sua infanzia la libertà di espressione e i suoi bisogni e le sue emozioni sono validati, il più delle volte, come legittimi, una volta adulta sarà in grado di assumere un atteggiamento assertivo nei confronti delle altre persone. Riuscirà inoltre a comunicare le proprie emozioni alle altre persone.
4) Spontaneità e gioco. In alcune famiglie il rapporto doveri piaceri è equilibrato, in questi contesti il bambino avrà spazi di spontaneità, gioco, divertimento. Una volta adulto avrà la tendenza a mantenere questo equilibro dovere-piacere. Coloro che sono vissuti in famiglie nelle quali la spontaneità ed il gioco venivano negate una volta adulti tendono a vivere il piacere in maniera conflittuale, talvolta lo eliminano del tutto dalla loro vita, altre volte, ipercompensando, finiscono per evitare qualunque dovere e restrizione.
5) Limiti realistici e autocontrollo. Il bambino ha bisogno di limiti che siano realistici e chiari, questo lo calma, gli dà sicurezza e gli permette di interiorizzare le regole. Coloro che da bambini non hanno avuto sufficienti regole possono mostrarsi da adulti impulsivi, avere difficoltà a moderare l'intensità di alcune emozioni, come la rabbia, avere scarso autocontrollo e mostrarsi egocentrici e poco attenti ai bisogni degli altri.
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino